Google dice addio allo storico PageRank: cosa cambia?

Google dice addio allo storico PageRank: cosa cambia?

La formula misteriosa del PageRank ha rappresentato la chiave del successo di Google. Tuttavia è lo stesso motore di ricerca ad annunciare la scomparsa dello storico algoritmo di indicizzazione della rete ai microfoni di Search Engine Land. Anche se, al momento, non scomparirà dal mix di indizi usato dall’algoritmo di Mountain View, il suo ruolo è ormai del tutto marginale.

Ma cos’è il PageRank?

Il PageRank è una sorta di arbitro tecnologico che ha rivoluzionato il modo di indicizzare la rete. Mentre alla fine degli anni ’90, motori di ricerca come Yahoo organizzavano il web, rifacendosi al modello della conoscenza enciclopedica, Google fornì un software, che stabiliva il rank (rango) di una pagina web considerando le relazioni, il peso dei collegamenti ipertestuali che sorreggono la struttura dello stesso World Wide Web. In altri termini, il rilievo che ogni pagina web assumeva all’interno di una rete ipertestuale, determinava la sua reputazione.

Questa sofisticata tecnologia organizzava il “sapere comune” convertendolo in un proprio sistema di valore e dimostrava come gli utenti, grazie alla collaborazione, possono “filtrare” il contenuto presente in rete, in assenza di una guida esperta.

Nell’articolo del 1998 “The Anatomy of a Large-Scale Hypertextual Web Search Engine” Page e Brin scrivevano:

(…) il nostro concetto di “rilevanza” deve includere solo i documenti migliori perché potrebbero essercene decine di migliaia di altri la cui rilevanza è soltanto parziale. 

Page trovò, nel sistema di citazione delle pubblicazioni accademiche, la fonte di ispirazione per il suo algoritmo. Un modo per valutare oggettivamente i contenuti del web, attraverso le preferenze espresse dagli utenti della rete, tramite i link. A Stanford, infatti, aveva osservato che i professori per stimare il valore dei loro articoli, prendevano in considerazione la frequenza con cui venivano citati.

Ora, anche se Google ha annunciato la sua scomparsa, la sua presenza negli algoritmi rimarrà “honoris causa”, ricavandosi di diritto anche una menzione speciale nella storia della ricerca sul web.


Pubblicato in: Curiosità il 11/03/2016